ripensare gli ambienti domestici e i locali pubblici

l’intervista con Lorenzo Somigli, Giornalista.

Michele Volpi Interior Designer: “Lavoreremo sempre di più da casa e dobbiamo riorganizzare lo spazio. Lo showroom di Travertini e Pietre nasce da una filosofia innovativa”.

Una sfida per il dopo pandemia sarà un ripensamento generale degli spazi. Imprescindibili saranno professionisti che, come urbanisti, architetti e interior designer, sappiano sintetizzare funzionalità, concretezza, visione. Ne ha parlato al blog di Travertini e Pietre, Michele Volpi, interior designer.

La casa e il suo microcosmo di relazioni umane sono tornate al centro. Si assisterà ad una riprogettazione dello spazio domestico? Come?

“Una nuova organizzazione degli ambienti piccoli ma anche grandi è da programmare. Il lavoro è cambiato e ci troviamo a lavorare quasi esclusivamente da casa dove lo spazio è per sua natura limitato. Dobbiamo riorganizzare lo spazio perché la casa diventerà sempre più di frequente un luogo di lavoro e soprattutto perché i tempi di uscita dall’emergenza saranno graduali e dilatati. Zona giorno e zona notte dovranno poter diventare degli uffici. Ecco quindi la necessità di un mobile da soggiorno che può essere una scrivania o un beauty che diventa ufficio separato dal resto della stanza. Anche un seminterrato può essere ripensato come spazio multifunzione”.

Anche lo spazio pubblico dovrà essere ripensato, dalle piazze fino ai locali. Come intervenire nei luoghi aperti al pubblico? “Siamo in una fase ancora embrionale, stiamo tutti ripensando il nostro lavoro. Se guardo ai locali pubblici, immagino che andranno rivisti nel lato distributivo degli ambienti, saranno istallate protezioni al banco, i tavoli saranno necessariamente distanziati, la presentazione sarà meno stanziale, più intima, più protetta. Non mi stupirei nel vedere gli stessi camerieri con guanti e mascherine. Dovremo ripensare tutto e adottare accorgimenti che mettano in sicurezza le persone innanzitutto facendole sentire protette. Restando alle mascherine prevedo che l’uso sarà molto diffuso per lungo tempo e a breve ne nasceranno anche di firmate o di design, con soluzioni anche spiritose”.

Come è nata la collaborazione con Travertini e Pietre? Lo showroom che hai progettato rispecchia bene l’idea di design emozionale. “È nato con quella filosofia: trasmettere un’emozione, lasciare che tutti si possano affascinare ai materiali, guardarli e possibilmente toccarli. L’idea scaturì da un colloquio con Alberto dopo che Angela, una bravissima artigiana e artista del vetro ci aveva messo in contatto. Era il 2012 e il mercato del marmo stava cambiando sotto i colpi della crisi. Pensammo di trasformare un magazzino di marmi in uno showroom vero e proprio. È la dimostrazione di come si possa reagire di fronte alle avversità del momento. Alberto mi prospettò l’idea. Io gli dissi che lo spazio si trova in una zona industriale con poco flusso e che quindi dovevamo pensare ad uno spazio dedicato al progettista prima ancora che al cliente finale.

Ne è nato un luogo eclettico e polivalente che offre all’architetto non il solito showroom, non la solita esposizione di piastrelle ma delle ambientazioni, a volte molto originali, come la proposta di una zona totalmente dedicata al mondo delle SPA e del benessere, l’idea è stata quella di creare uno spazio dove il professionista della progettazione possa esprimersi. Il coronamento è stata la scelta di lasciare le lastre intere di materiale che si presentano al visitatore nella loro naturalità e che abbiamo inserito in un percorso che ne faccia apprezzare le qualità. All’interno dello showroom abbiamo fatto anche eventi, mostre d’arte, eventi professionali. È una filosofia differente di vendita per un mercato prima statico e oggi profondamente differente.

Con Travertini e Pietre abbiamo realizzato diversi progetti. Ogni volta che propongo un lavoro che contempli l’uso del marmo, mi affido alle sue competenze, sapendo la qualità del servizio che è capace di propormi. Ci troviamo spesso a condividere percorsi comuni, scambiandoci conoscenze e contatti, in uno spirito reciproco di collaborazione. Crediamo entrambi in un modo di lavorare dettato da un’etica professionale con una formula che si sta facendo spazio sempre più nella filosofia di lavoro tra imprese e professionisti. Nella mia professione non è sufficiente saper lavorare ed essere competenti, abbiamo necessità di una certa tipologia di servizio da proporre al cliente, che comprenda tutta una serie di qualifiche professionali, non sempre esclusivamente legate al prodotto, ma a come questo venga fornito e presentato, sicuramente un lavoro fatto da Alberto Riccarelli è un lavoro di qualità capace di soddisfare le mie aspettative”.